In un precedente approfondimento abbiamo presentato i diversi livelli della comunicazione e gli elementi che concorrono a definire lo stile comunicativo individuale. Oggi ancora più che in passato i clinici devono acquisire competenze in ambito comunicativo per poter dialogare in modo efficace con i propri pazienti e costruire un rapporto fiduciario ottimale. Analizziamo ora, dunque, le tecniche e le competenze chiave che permettono di raggiungere questo ambizioso obiettivo.
Prima di tutto occorre ascoltare il paziente, tenendo in considerazione ogni tipo di feedback anche non verbale. Saper ascoltare implica la capacità di fermarsi quando ci si accorge che l’altro vuole parlare, accettare un parere diverso dal proprio senza squalificarlo o contestarlo a priori, controllare il proprio temperamento dimostrando pazienza ed evitando di commentare o distrarsi durante l’esposizione altrui e, infine, esercitare intelligenza emotiva, che significa dimostrare empatia nei confronti dell’altra persona e anticipare i suoi bisogni.
L’ascolto non deve essere passivo, ma deve dimostrare interesse e attenzione per il punto di vista dell’altro, quindi è sempre consigliabile chiedere chiarimenti, informarsi su dettagli che sono stati magari omessi e domandare come si sente il paziente, quali sono le sue paure e speranze.
Il medico deve essere disponibile a modificare il messaggio e ricalibrare il proprio stile comunicativo e registro linguistico, se si accorge che il paziente non capisce o fatica a seguire il discorso. Inoltre, per coinvolgere il proprio interlocutore e verificare il suo livello di comprensione del messaggio, è possibile ricorrere a tecniche che facilitano la conversazione e stimolano nella maniera corretta la ricezione del messaggio:
Chi comunica, inoltre, deve assicurarsi che l’interlocutore abbia compreso il messaggio. Per farlo, deve essere in grado di controllare diversi elementi:
Lo stile comunicativo deve essere modulato, quindi, sulla base del contesto culturale del paziente. Secondo un modello elaborato da Stirling nel 1987 e molto noto in ambito didattico, gli ascoltatori possono essere identificati mediante il loro stile di apprendimento preferenziale, che può essere di tipo visivo (Visual), uditivo (Aural) o cinestesico (Kinesthetic), dalle cui iniziali inglesi il modello prende il nome di V-A-K. Anche i pazienti possono essere suddivisi in base a questo modello, per cui ci saranno persone a cui serviranno rinforzi visivi (schemi, parole scritte, opuscoli informativi), altre più orientate all’ascolto e altre ancora che preferiranno esempi pratici e tabelle di marcia. Come sottolinea ancora Claudio Pensieri, «ogni paziente è unico, imparare a relazionarsi ai pazienti V-A-K ci dona quella flessibilità che ci permette di aiutare il prossimo».
Nel momento in cui si vogliono trasmettere delle informazioni, bisogna cercare di essere esaurienti, quindi offrire una quantità sufficiente di dati perché il paziente comprenda, senza eccedere o dare per scontati alcuni dettagli: il discorso deve, dunque, essere chiaro e conciso, oltre che veritiero. L’uso del lessico specialistico rappresenta una delle principali cause di fraintendimento tra medico e paziente, proprio perché spesso i pazienti non conoscono i termini scientifici o interpretano queste parole in modo differente rispetto al medico. Per essere certi che il paziente abbia compreso il messaggio, si può riassumere quanto appena illustrato e presentare esempi pratici, chiedendo direttamente all’interlocutore di ripetere con le proprie parole le informazioni che ritiene più rilevanti.
Abbiamo evidenziato come chi parla deve avere consapevolezza della propria identità e del proprio status, ciò non significa però che debba porsi in una situazione di superiorità, al contrario è importante rispettare la specificità del proprio interlocutore e lasciargli libertà di esprimere le proprie idee, aspettative e decisioni. In una situazione comunicativa di squilibrio tra le parti l’interlocutore potrebbe essere in evidente disagio, tensione oppure imbarazzo, incapace di esprimere il proprio pensiero e la propria opinione. Nell’ambito sanitario rendersi conto dell’individualità del proprio interlocutore significa riconoscere il suo essere una persona degna di attenzione e rispetto, quindi un individuo che è altro rispetto alla sua malattia e che non deve essere sminuito in alcun modo. Quando il paziente viene ascoltato e riconosciuto come individuo e non solo come malato, sarà più disponibile al dialogo e dimostrerà maggiore fiducia nei confronti del medico.
Il riconoscimento del paziente come individuo avviene grazie ad alcuni accorgimenti durante la comunicazione:
Per riassumere, nella pratica clinica è diventato oggi più che mai fondamentale adottare un approccio centrato sul paziente, che richiede competenze comunicative specialistiche da parte del medico, il quale potrà così incoraggiarlo a esprimere le proprie necessità ed emozioni, raccogliendo al contempo informazioni preziose e consolidando un rapporto di fiducia ottimale.
Per approfondire le tematiche relative alla comunicazione con pazienti e caregiver, consulta i materiali presenti nella sezione dedicata su Janssen Medical Cloud al link https://janssenmedicalcloud.it/it-it/esperto-risponde/comunicazione-medico-paziente. La dottoressa Claudia Yvonne Finocchiaro, Psicologa Clinica e di Comunità, ha realizzato una serie di video pillole sull’argomento.