La gentilezza e il rapporto empatico sono dei presupposti indispensabili nell’approccio a pazienti e ai caregiver, specialmente in ambito oncologico. Gli oncologi, quindi, devono mettersi in ascolto, saper scegliere le parole giuste e dare attenzioni ai malati, spesso traumatizzati.
Le parole possono essere come una carezza sul viso di chi ne ha bisogno. Soprattutto se dette con gentilezza, per entrare davvero in sintonia con chi le sta ascoltando. A maggior ragione se quel qualcuno sta ricevendo una notizia che sconvolgerà da quel momento in poi la sua vita, come una diagnosi di un tumore.
È così che la gentilezza diventa per il medico, e per tutti gli operatori sanitari, un presupposto indispensabile per instaurare con il paziente e i suoi familiari una relazione empatica, basata sulla fiducia, sulla comprensione e sulla condivisione, tutti fattori in grado di influenzare l'esito clinico e l'efficacia delle terapie. Non solo: se da una parte essere gentili permette al medico di mettere al centro della relazione il paziente, motivandolo, dall'altra lo aiuta anche a personalizzare sempre meglio i trattamenti grazie ai feedback ricevuti. Ed è proprio così che si costruisce la famosa “alleanza terapeutica”.
Sebbene la medicina, e più precisamente una diagnosi accurata e un trattamento efficace, abbiano il potere di curare, anche semplici atti di gentilezza possono essere un antidoto a sentimenti negativi e possono così migliorare gli outcome di coloro che stanno affrontando questo difficile e spaventoso percorso. Un numero crescente di evidenze dimostra che un'assistenza medica “gentile” possa portare a una guarigione più rapida, una riduzione del dolore e ansia e, infine, a degenze ospedaliere più brevi.
Ma come fare a mostrare nei confronti dei pazienti oncologici quei gesti di gentilezza, apparentemente così scontati, ma a volte “dimenticati” per l'enorme carico lavorativo che grava sugli operatori sanitari? A riassumerli in 5 semplici mosse è stato il Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo) durante il suo ultimo congresso annuale.
Per sensibilizzare le oncologie ospedaliere a tenere maggiormente in considerazione una serie di aspetti inerenti alle patologie oncologiche, come il vissuto psicologico, le dinamiche familiari, la sessualità, le relazioni con i figli, servono anche azioni concrete come laboratori di trucco e parrucche, musicoterapia, incontri a tema tra pazienti, personale sanitario e psicologi, riunioni in cui si possono condividere le proprie esperienze.
Ma la gentilezza deve andare anche oltre il rapporto tra medico, paziente, familiari, affinché possa servire in ambito lavorativo a migliorare il funzionamento di tutto il sistema. “La gentilezza è il presupposto fondamentale per chi vuol fare questo lavoro, anche perché i suoi effetti travalicano il confine dell'ospedale”, spiega Luigi Cavanna, presidente del Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo). “Con la gentilezza si fa del bene non solo al paziente e alla sua famiglia, ma a tutta la società perché gentilezza significa rispetto. La considerazione ed il rispetto per le persone sono le fondamenta di un rapporto relazionale, di qualsiasi natura esso sia: in particolare chi lavora con i pazienti deve essere bravo, ma soprattutto umano. E se non si nasce così, o ci si sforza o ci si forma, per esempio con corsi che partano dal miglioramento della comunicazione tra medico e paziente”.
FONTI
CP-339771