Tumore della prostata: l'importanza della riabilitazione

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Contro le complicanze post-operatorie, come l'incontinenza urinaria e la disfunzione erettile, la riabilitazione svolge un ruolo importante. Ecco come

Sebbene i dati sulla sopravvivenza siano migliorati, il tumore della prostata rimane tra i più frequenti nella popolazione maschile. Basti pensare che rappresenta il 19% circa di tutti i tumori che vengono diagnosticati nell'uomo, e in Italia si stimano circa 36 mila nuovi casi all'anno. Nonostante la sua diffusione, tuttavia, i dati sulla mortalità e sopravvivenza sono incoraggianti: secondo le stime, infatti, il tasso di mortalità si è ridotto del 15% dal 2015 al 2020, mentre la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 91%.

Le opzioni terapeutiche

Oggi le opzioni terapeutiche disponibili per il tumore della prostata sono molteplici, come per esempio la sorveglianza attiva, la radioterapia, l'ormonoterapia e la prostatectomia radicale. Si tratta, per quest'ultima, di un'operazione chirurgica che può essere effettuata in modo classico o tramite robot e consiste nell'asportazione radicale della ghiandola prostatica e dei linfonodi vicini al tumore. Oltre alle complicanze post-operatorie immediate, la prostatectomia radicale comporta anche quelle definite “tardive”, ossia che si presentano oltre i 30 giorni dall'operazione.

Le più frequenti sono:

  • stenosi dell'anastomosi vescico-uretrale,
  • impotenza,
  • incontinenza urinaria.

La riabilitazione

In quest'ottica, la riabilitazione svolge un ruolo chiave per fornire al paziente le strategie necessarie per un buon recupero. Chi soffre di incontinenza urinaria, per esempio, può seguire un programma di riabilitazione del pavimento pelvico, esercizi statici e dinamici che mirano a dare forza ai muscoli del perineo affinché la loro contrazione impedisca il passaggio di urine. Si possono svolgere anche sedute di biofeedback, un trattamento non farmacologico e non invasivo che, tramite elettrodi applicati alla pelle, permette di imparare a controllare le funzioni corporee che sono di norma involontarie, come appunto la tensione muscolare.

Altri metodi di riabilitazione possono essere l'elettro-stimolazione, tecnica che consiste di un apparecchio che stimola la contrazione muscolare; l'innervazione magnetica extracorporea (Exmi), che mira a stimolare il sistema nervoso centrale e quello periferico e i device compressivi (clamps penieni), ossia dispositivi che facendo pressione sull'uretra arrestano il flusso urinario, prevenendo così le perdite.

Per il trattamento della disfunzione erettile si può ricorrere anche a farmaci. Tuttavia, come riportano le linee guida della Società italiana di urologia, “il loro uso precoce nella riabilitazione peniena dopo la chirurgia rimane tutt'oggi un argomento controverso in assenza di raccomandazioni definitive”.

Lo stile di vita

Infine, nel programma di riabilitazione rientrano anche i cambiamenti nello stile di vita, come sospendere il fumo, ridurre il consumo di alcolici, seguire un'alimentazione corretta e svolgere un'attività fisica adeguata. Per quest'ultima sono consigliate attività come il nuoto e la camminata, sia all'aria aperta che, per esempio, su un tapis roulant. Ovviamente, nel caso in cui l'esercizio fisico comporti una perdita di urina, non andrà ripetuto finché non sia avvenuta la guarigione.

FONTI

  • Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), I numeri del cancro in Italia, 2021
  • Aiom, Linee guida sul carcinoma della prostata, 2021
  • Fondazione Airc, http://www.airc.it
  • Società italiana di urologia, Linee Guida per il tumore della prostata, 2021
  • Società europea di oncologia medica, Cancro della prostata: una guida per il paziente

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Pubblicato

May 7, 2023