Una delle applicazioni possibili grazie all’Intelligenza Artificiale si chiama chatbot: è una parola inglese composta da chat e (ro)bot. Si tratta di un software che consente un dialogo tra robot ed essere umano, attraverso audio, testi e immagini. Si instaura quindi una vera e propria conversazione, la cui somiglianza con quella tra due esseri umani si affina grazie all’esperienza stessa del chatbot. Esempi di chatbot sono legati al mondo del customer care, delle applicazioni per prenotare appuntamenti, chiedere informazioni sui prodotti venduti da una determinata azienda, rivolgere domande legate a quanto si è acquistato, fare reclami, chiedere una soluzione a un problema.
In campo medico e sanitario, il chatbot può essere sfruttato per migliorare gli aspetti organizzativi e logistici delle visite mediche, riducendo per esempio l’afflusso agli ambulatori e nei pronto soccorso, per prendere appuntamenti e prenotare esami, per risolvere dubbi dei pazienti, per esempio legati a una terapia, per diagnosi a distanza in supporto alla telemedicina e per aiutare – senza sostituire – il medico nella pratica clinica.
I chatbot nascondono un potenziale enorme e permetterebbero vantaggi innegabili nel campo della gestione della salute, tuttavia, per poter funzionare correttamente senza il rischio di arrecare danno ai pazienti, devono essere molto precisi, il più fedeli possibili nel ricreare un’interazione medico-paziente, con la possibilità di attingere a risorse mediche che ne riducano la probabilità di “errore”, soprattutto nel settore diagnostico, senza rinunciare del tutto al supporto del professionista da remoto o in presenza.
Come abbiamo visto, un chatbot in campo medico può svolgere diversi compiti che vanno da quelli più burocratici e gestionali fino a quelli assistenziali e sanitari, passando attraverso i chatbot informativi, che forniscono nozioni in campo medico su alcune patologie.
Vediamo insieme le diverse funzioni:
Il chatbot può essere integrato con applicativi di telemedicina, affinché ci sia una triangolazione nella comunicazione medico-paziente-chatbot.
Esistono, a oggi, alcuni chatbot con funzionalità specifiche. Per esempio, per campagne educazionali sulle malattie sessualmente trasmissibili; esistono chatbot che simulano una vera seduta con uno psicoterapeuta di indirizzo cognitivo-comportamentale, utili per gestire ansia, depressione, attacchi di panico. Esiste un chatbot in grado di interagire con paziente malati di Alzheimer ai primi stadi della malattia, che li aiutano a ricordare farmaci, ma anche luoghi, famigliari, parenti e amici, la loro data di nascita, il contesto in cui si trovano.
Come possiamo intuire, le potenzialità di questo strumento sono innumerevoli ed è enorme il lavoro di ricerca per poter implementare strumenti sempre più precisi e affidabili.
Come abbiamo visto, i chatbot in campo medico portano con sé una serie di vantaggi, qualora siano utilizzati correttamente.
In particolare, l’uso dei chatbot può contribuire a decongestionare le strutture ospedaliere e a fornire assistenza al paziente che ne ha bisogno in modo continuativo h24 e sette giorni su sette, quindi anche al di fuori dell’orario ambulatoriale. Il chatbot risponde immediatamente al paziente, comodamente da casa, evitando spostamenti e inutili attese nelle sale d’aspetto. Il chatbot può apportare miglioramenti nella gestione amministrativa della struttura sanitaria e permette quindi anche un risparmio sia per il sistema sanitario sia per il paziente stesso, ottimizzando diagnosi e trattamento.
Esistono tuttavia anche delle criticità, legate al limite tecnologico insito nel sistema. È infatti possibile che il chatbot commetta degli errori a livello diagnostico o informativo ed è per questo che si consiglia l’utilizzo in associazione al consulto medico, anziché in sostituzione. Il chatbot manca di empatia, non può rispondere quindi a livello emotivo, in situazioni complesse. Anche il linguaggio stesso può essere una sfida: sebbene “educati” a parlare con e come gli esseri umani, alcune costruzioni sintattiche possono non essere comprese, oppure alcune domande possono essere troppo complesse non solo a livello testuale ma anche a livello medico.
Come per tutte le novità nel campo dell’Intelligenza Artificiale e della telemedicina, anche in questo caso la protezione dei dati deve essere una priorità da implementare nel sistema, in modo da tutelare i pazienti e garantire loro un utilizzo sicuro. Infine, è importante poter garantire un equo accesso per tutti a tecnologie sempre più avanzate, senza discriminazioni socioeconomiche, culturali, anagrafiche: alcuni pazienti anziani o meno avvezzi all’utilizzo di queste tecnologie potrebbero non essere in grado di utilizzarle correttamente.
Infine, non si deve sottovalutare la possibilità di un utilizzo improprio di tale strumento: autodiagnosi e auto trattamenti errati, psicosi e ipocondria legate ai sintomi, utilizzo eccessivo e indiscriminato di questi strumenti, sviluppo di dipendenze o di patologie correlate (esempio, controllo eccessivo e maniacale del proprio stile di vita, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione).
I chatbot sono il presente e il futuro nel campo medico, insieme alla telemedicina, alla digitalizzazione delle cartelle cliniche, agli strumenti per attività di riabilitazione e ai Big Data in ricerca. Per poterne sfruttare tutte le potenzialità e i vantaggi, è fondamentale migliorare e ottimizzare le prestazioni tecnologiche, favorirne un corretto utilizzo nella popolazione e non dimenticare l’interazione con il personale sanitario.
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