Realtà virtuale e medicina: la tecnologia a sostegno della salute

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La realtà virtuale è un ossimoro che indica la possibilità di simulare una realtà costruita ad hoc per un determinato obiettivo o funzione attraverso pc, dispositivi elettronici, telefoni, schermi. In pratica, viene costruita virtualmente una realtà fittizia che permette all’utente di immergersi, di interagire, di sperimentare con vista, udito, tatto e propriocezione un mondo differente nel quale, a volte, compiere azioni. Esistono diversi tipi di realtà virtuale:

  • La realtà virtuale non immersiva
  • La realtà virtuale immersiva
  • La realtà aumentata

Nel primo caso, l’utente si trova di fronte a uno schermo che riproduce la realtà alternativa in 3D. Può avere a disposizione joystick per poter interagire all’interno di tale realtà con un avatar. In questo caso l’utente si percepisce come esterno all’ambiente prodotto sullo schermo.

Con la realtà virtuale immersiva, invece, l’utente non ha più percezione dell’ambiente reale circostante, ma si trova immerso fisicamente in altre stanze, luoghi, con altri oggetti e persone. In questo caso si possono utilizzare dei visori appositi e joystick per poter compiere azioni.

Il terzo caso consiste nell’aggiungere elementi esterni alla realtà già esistente, che si arricchisce, si modifica e si plasma a seconda del gioco o dell’esperienza che si vuole fare. In questo caso si utilizzano spesso degli smartphone, per esempio.

La realtà virtuale è famosa soprattutto nel campo del gaming e nei settori più propriamente ludici, ma anche la medicina e la salute hanno tuttavia compreso le potenzialità di questi strumenti:

  1. A scopo terapeutico, nel caso di riabilitazione fisica, cognitiva o per il trattamento di disturbi con origine psicologica o anche in caso di dolore cronico.
  2. A scopo didattico, per formare medici e chirurghi o per facilitare alcuni interventi.
  3. A scopo diagnostico, per ottenere “immagini” sempre più precise, dettagliate e accurate.

La realtà virtuale a scopo terapeutico

La realtà virtuale in medicina è stata utilizzata a scopo terapeutico in caso riabilitazione cognitiva, fisica o per trattare alcuni disturbi a livello psicologico, come ansia, agorafobia ma anche disturbi di carattere alimentare come obesità e anoressia. Si è visto infatti che in caso di dismorfofobia, è possibile utilizzare la realtà aumentata per introiettare un’immagine corporea di sé non soggetta a distorsioni. Per l’obesità, invece, l’Istituto Auxologico Italiano in un trial clinico ha dimostrato che, a un anno dal trattamento, i pazienti che avevano potuto utilizzare esperienze di realtà virtuale avevano mantenuto la perdita di peso.

In caso di fobie, invece, si utilizza un sistema che mette il paziente nella condizione di trovarsi gradualmente di fronte all’oggetto della propria paura, in modo da desensibilizzarlo.

L’approccio fisico e cognitivo, invece, riguarda la possibilità di far eseguire ai pazienti esercizi, giochi, attività in un ambiente controllato. Può servire per pazienti con deficit cognitivi, per gli anziani con Alzheimer o per chi necessita di attività di riabilitazione fisica a seguito di un ictus.

Infine, si è visto che utilizzare la realtà virtuale può funzionare come un oppioide, diminuendo il dolore post-operatorio o addirittura agevolando il travaglio: l’utilizzo di alcuni videogame sembra avere un effetto antidolorifico; mentre ambienti calmanti possono aiutare il paziente nel periodo di degenza ospedaliera, soprattutto se in uno stato di ansia o agitazione.

La realtà virtuale a scopo didattico

Come abbiamo detto, la realtà virtuale ha moltissime possibilità di applicazione in tanti settori, tra cui quello medico e uno di questi è quello formativo. Basti pensare alla possibilità di formare i chirurghi, attraverso simulazioni virtuali di interventi, o all’esecuzione di interventi a distanza, unendo la telemedicina e la robotica; o ancora alla possibilità di assistere a un intervento o di “vedere meglio” la situazione clinica sovrapponendo i risultati delle immagini diagnostiche al corpo stesso del paziente.

La formazione non si esaurisce alla chirurgia, ma può riguardare anche l’anatomia, immergendosi in vasi sanguigni e organi, oppure può rendere più accattivanti e interessanti conferenze e convegni e rendere ancora più chiare al proprio pubblico di esperti ciò che si è scoperto attraverso uno studio. Per la formazione dei cittadini, la realtà virtuale può aiutare in caso di corsi alla popolazione – per esempio di primo soccorso -, per campagne educazionali sulla salute e la prevenzione (per esempio per disincentivare dal tabagismo, per mostrare i rischi dell’obesità, per l’utilizzo dei sistemi di prevenzione da malattie veneree etc.).

L’americana Sandia e la Defense Advanced Research Projects Agency hanno messo a punto un progetto per permettere agli operatori sanitari di allenarsi a prestare soccorso in uno scenario di guerra, simulando bombe, grida, e reazioni dei pazienti feriti.

A scopo educativo (ma in parte anche terapeutico e diagnostico), è possibile sperimentare le condizioni di pazienti con disabilità, in modo che anche il medico possa rendersi conto delle difficoltà e delle conseguenze che queste comportano (anche per esempio durante il trattamento e il follow up).

La realtà virtuale a scopo diagnostico

Da ultimo, ma non per importanza, anche la diagnosi può ottenere benefici dalla realtà virtuale, – o meglio, aumentata, grazie alla possibilità di ottenere delle immagini in 3D più precise, dettagliate rispetto al passato. I progressi delle ecografie durante la gravidanza sono sotto agli occhi di tutti: grazie a strumenti sempre più sofisticati si è passati da ecografie incomprensibili a foto quasi reali del feto, che non possono essere interpretate dai genitori, ma che contribuiscono a rendere ancora più emozionante il momento della gravidanza. Ad oggi, con la realtà virtuale, si può ottenere un’immagine 3D del feto, con la possibilità di individuare in modo tempestivo eventuali malformazioni e malattie.

Realtà virtuale e medicina: opportunità e sfide

La realtà virtuale in medicina è un settore sicuramente pieno di stimoli, nel quale è possibile far viaggiare la creatività – insieme a scienza e tecnologia – per ottenere risultati interessanti in fase diagnostica, terapeutica e didattica. Le criticità possono risiedere in tre elementi:

  1. Costi e personale. Per poter creare una realtà virtuale servono ingegneri elettronici, programmatori, grafici e soprattutto – in campo medico – psicologi, sociologi, medici, chirurghi, fisioterapisti, logopedisti etc. Non solo: anche dal punto di vista tecnologico, sono necessari investimenti importanti per la strumentazione e le tecnologie.
  2. Effetti collaterali. L’utilizzo della realtà virtuale può avere effetti collaterali come nausee e capogiri. Inoltre, soprattutto in campo ludico e nei più giovani, può indurre dipendenza.
  3. Non è accessibile a tutti.

Nonostante queste criticità, la realtà virtuale in ogni sua forma racchiude un’enorme potenzialità, soprattutto per il trattamento di alcuni disturbi e malattie che nella medicina tradizionale faticano a trovare una collocazione (che non sia attraverso somministrazione di psicofarmaci) ma che sono molto invalidanti e limitano le possibilità nella vita di una persona: le fobie come l’entomofobia, l’agorafobia, l’ansia; le dipendenze, i disturbi alimentari, il disturbo post-traumatico, disturbi di tipo neurologico e il dolore cronico.

Per questo, e per tutte le applicazioni viste e per quelle che potrebbero nascere in futuro, l’investimento nella ricerca nella realtà virtuale è preziosissimo per poter migliorare anche, di conseguenza, la medicina.

CP-434758

Pubblicato

February 21, 2024